giovedì 8 dicembre 2016

Rossana Carne, fra ISIS ed editoria - Parte seconda

(Qui la prima parte dell'intervista.)

- Dopo aver scritto il tuo libro sull'Isis, ne hai più o meno paura? Cosa, secondo te, spaventa le persone? E' uno stratagemma infallibile per spaventare i popoli... Cosa pensi della religione? E' politica o spiritualità?
Senza dubbio la paura è il mezzo più potente che si possa utilizzare per manovrare e governare la mente e le azioni delle persone. Paura dell’Isis? Onestamente no, così come non ho paura di dover affrontare il viaggio più importante nella vita di ognuno di noi, ovvero la morte. Le persone sono spaventate perché si sentono sostanzialmente impotenti e insicure nel loro stesso ambiente. Questa paura, ovviamente, è un fattore di “testa” e spesso ci viene inculcata dai mezzi di comunicazione. La costante visione di immagini di attacchi brutali e le parole usate dai giornalisti aiutano ad amplificare questa emozione che diventa, via via, sempre più grande e quasi incontrollabile. “Rischio precipitazioni”, “Bombe d’acqua”, per citarne alcune; oppure, ci ricordiamo tutti le immagini delle Torri Gemelle giusto? Il giorno dopo quel drammatico 11 settembre, la maggior parte delle trasmissioni TV diffusero delle immagini di musulmani intenti a festeggiare, anche se non si capiva cosa stessero festeggiando visto che non era riconoscibile un vero e proprio contesto. Questo pose le basi per la nascita di un’idea fuorviante, ovvero quella secondo cui tutti i musulmani sono pericolosi e la paura iniziò a scatenarsi in ognuno di noi fino ad esplodere con i recenti attentati, che io chiamerei con il loro vero nome cioè False Flag. In tutto questo, cosa c’entra la religione? Premettiamo che, oggi, politica e religione sono sostanzialmente la stessa cosa, comunque… da un lato la religione è un alibi perfetto per coloro che uccidono in nome di essa, la fatidica frase “ho ucciso perché me lo ha ordinato Dio” fornisce la scusa per scappare dalla propria coscienza e dalla responsabilità del singolo che, di fatto, commette l’azione. Dall’altro lato la religione è un’esortazione al combattimento. Basta prendere qualsiasi “testo sacro”, a iniziare dalla Bibbia, per rendersi conto di quanto il Dio descritto non sia un essere pieno di amore e misericordia, ma un vero e proprio guerrafondaio alla ricerca del potere terreno. A riprova di tutto questo, ci sono studiosi come Mauro Biglino che analizzano i testi antichi letteralmente, e ciò che ne emerge è sconvolgente nella sua semplicità, non ha bisogno di pagine e pagine per spiegare che ciò che è scritto significa, in realtà, altro. A titolo di esempio cito alcuni passi provenienti dai grandi testi delle religioni monoteiste:

«Dio li ha creati sotto forma di uomini per la gloria di Israele. Ma gli Akum (i non ebrei) furono creati all’unico scopo di servirli (gli ebrei) giorno e notte. Né essi potranno mai essere esonerati da questo servizio.  Si addice al figlio di un re (un israelita) che gli animali nella loro forma naturale, e gli animali nella forma di esseri umani siano i suoi servitori».
(VI Secolo A.C. formazione del testo definitivo nel 70 D.C. – Talmud Midrasch Talpioth, segg. 225d).

«Allora Sihon uscì contro di noi con tutta la sua gente, per darci battaglia a Jahats. Ma l'Eterno, il nostro DIO, ce lo diede nelle mani, e noi sconfiggemmo lui, i suoi figli e tutta la sua gente.  In quel tempo prendemmo tutte le sue città e votammo allo sterminio uomini, donne e bambini di ogni città; non lasciammo anima viva.» (VII Secolo A.C. – Antico Testamento, Deuteronomio, 2:32-34)

«Questa volta vidi arrivare un cavallo grigiastro e il nome del suo cavaliere era «Morte», gli teneva dietro il regno dei morti. A loro fu dato su un quarto della terra il potere di uccidere con le guerre, le carestie, le epidemie e le bestie feroci.» (90 – 95 D.C. Nuovo Testamento, Apocalisse 6:8)

«Quando poi saranno trascorsi i mesi sacri ucciderete gli idolatri dovunque li troviate, prendeteli, circondateli, catturateli ovunque in imboscate! Se poi si convertono e compiono la Preghiera e pagano la Decima, lasciateli andare per la loro strada. Allah è perdonatore misericordioso» (650 D.C. - Corano - Sura 9:5)
Come possono i cristiani o i musulmani, quindi, non essere influenzati da tutta questa violenza? È scritta… è palese nella sua semplicità!
Dovremmo invece porre la nostra attenzione ad alcune pratiche nate un po’ più a Oriente, che inducono l’uomo all’introspezione e alla rinascita della consapevolezza. “Conosci te stesso e conoscerai il Mondo” questa è la frase che dovrebbe essere insegnata ad ogni bambino sulla Terra, per fare in modo che in ogni essere umano nascano senso di responsabilità e consapevolezza. L’Isis è, senza dubbio, una questione politica che si legittima tramite la religione, nato in seno a lobby di potere che avrebbero voluto il controllo dell’area mediorientale, ma che alla fine si è rivoltato contro gli stessi “creatori”… un esempio simile lo troviamo in Afghanistan con i fantomatici Taliban.

- Progetti editoriali futuri? Altri progetti? Che cosa vuoi fare della tua esistenza?
Per quanto riguarda i progetti futuri: con Enigma abbiamo creato la collana Granelli di Sabbia che raccoglierà testi di varia natura. Granelli di Sabbia, infatti, nasce ispirandosi alla famosa poesia di William Blake e vuole esortare ogni persona che entra in contatto con essa, a non fermarsi alle semplici apparenze. È un’esortazione a vedere il mondo con occhi nuovi e disincantati, una visione che a lungo andare potrebbe davvero fare la differenza. La cosa più bella che possiamo provare, infatti, è il senso del mistero. Il mistero e la curiosità di scoprire sono la vera arte e la scienza che muovono il nostro Pianeta. Chi non prova queste emozioni, colui che non ha mai meditato su questi aspetti, è come se non avesse mai vissuto; mentre coloro che si muovono in questi meandri hanno la grande possibilità di poter cambiare o plasmare il mondo per le generazioni future. Ecco dove si spingono i nostri progetti, alcuni dei quali sono in fase di completamento e vedranno piena realizzazione a partire dall’autunno di quest’anno. Un esempio sarà la mia collaborazione con la rivista Hera, diretta da Enrico Baccarini, oltre che una serie di testi già in fase di elaborazione.

- Raccontaci qualcosa di te: i tuoi gusti, le passioni, le cose che non sopporti, i vizi, le virtù… ti
piace mangiare qualcosa di ricercato? Dove vorresti vivere? Sportiva o sedentaria o “il
giusto”?


Questa è senza dubbio la domanda più complicata di tutta l’intervista. In linea di massima sono una persona semplice a cui piace sperimentare ogni cosa mi passi per la testa. Mi piace rendermi utile per aiutare gli altri e per questo ho deciso di donare il sangue tramite l’Avis insieme ad altre piccole attività, mi piace dedicarmi alla meditazione e all’introspezione. Adoro la musica, mi piacciono tutti gli stili, anche se la classifica vede ai primi posti i Linkin Park, i Nightwish e Ludovico Einaudi che mi piacerebbe poter sentire dal vivo un giorno. Adoro fare le Gru con la carta degli Origami, è un’attività che mi rilassa e mi permette di operare con le mani lasciando la mente libera di viaggiare. Mi piace testare qualsiasi tipo di cibo, se mi trovo all’estero per lavoro, sono solita assaggiare i piatti locali. Avendo studiato e vissuto in Giappone, però, alcune delle pietanze di cui non potrei fare a meno derivano proprio dalla cucina del sol levante, anche se da buona italiana la pizza è in assoluto il mio piatto preferito. Dove mi piacerebbe vivere? Se mi fosse stato chiesto 10 anni fa, avrei risposto in una metropoli come Milano o Tokyo, ma oggi dico: Casa non ha un luogo geografico preciso, mi sono sentita a casa in molti posti, anche se oggi vivo nel mio piccolo paesino dove mi sveglio la mattina e la prima cosa che vedo è un cielo azzurro non inquinato e pieno di smog, dove si sentono cinguettare i volatili e dove ci si saluta alla “vecchia maniera”, anche se un po’ provinciale rispetto alle grandi città. Non sono una vera e propria amante dell’attività sportiva, ma vado regolarmente in palestra e mi alleno nella corsa sia per una questione di salute, lo sport fa bene e non possiamo negarlo, sia per una questione di svuotare la mente dai troppi pensieri e dallo stress quotidiano a cui siamo sottoposti. Cose che non sopporto… essenzialmente non mi piacciono la falsità e la prevaricazione a nessun livello, non mi piacciono le persone troppo egoiche o pronte a giudicare senza prima auto analizzarsi allo specchio; apprezzo, invece, la semplicità non solo caratteriale, ma anche dei gesti. Un sorriso, un abbraccio, una pacca sulla spalla sono sicuramente meglio di un whatsapp. La tecnologia, per quanto utile sotto certi aspetti, non fa altro che allontanare le persone e porle in una situazione di invidia e giudizio costanti, mi piacerebbe che nelle scuole venga lanciato un progetto di distacco dai mezzi di comunicazione per favorire, invece, la creatività di diversa forma: disegno, scrittura creativa, musica, sport… forse questo aiuterebbe tutti noi ad essere più vicini e riscoprire il valore di un abbraccio, invece che essere distanti anni luce gli uni dagli altri. Vizi e virtù… il vizio più accentuato è sicuramente, in alcuni ambiti della mia vita, la pigrizia; mentre la mia virtù principale è quella di saper pazientare.

- Tutto quello che ti va di aggiungere per Phaneron!
Innanzi tutto vorrei ringraziare di cuore Phaneron e tutto il suo staff per avermi dato la possibilità di rispondere al queste domande, mi sento onorata e grata per la vostra gentilezza nei miei confronti. Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare nuovamente la mia famiglia per il sostegno che mi hanno dato in tutti questi anni e vorrei ringraziare anche il mio editore Enrico Baccarini per la fiducia, mentre un ringraziamento speciale lo vorrei dare a una persona speciale che chiamerò semplicemente Evo. Vorrei concludere con una piccola citazione, se possibile: «Che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi. Nascendo in questo mondo, cadiamo nell’illusione dei sensi: crediamo a ciò che appare. Ignoriamo che siamo ciechi e sordi. Allora ci assale la paura e dimentichiamo che siamo divini, che possiamo modificare il corso degli eventi. Non è la materia che genera il pensiero, è il pensiero che genera la materia» (Giordano Bruno).

Intervista realizzata da Paolo Pulcina




venerdì 11 novembre 2016

La biologia e il senso della malattia - vol. 1

«Cosa ha forgiato il mio carattere? La storia della mia vita. [...] Ci sono persone Che restano bloccate sul versante emozionale e altre che vengono sommerse dalle emozioni. Il bisogno di forgiare il proprio carattere può manifestarsi in un modo o nell'altro. [...] La malattia risponde a un messaggio

Non necessariamente a "qualcosa che non va", ma semplicemente a un messaggio. Partendo da questo assunto, il medico generico Gérard Athias analizza, nel primo volume de La biologia e il senso della malattia le radici emotive e animiche della malattia intesa come "manifestato" di un nodo interiore da risolvere.
Dopo aver definito che cosa sia la malattia («l'espressione di un conflitto, di uno stress all'interno di uno spazio biologico»), Athias passa in rassegna i vari tipi di cancro sino a giungere all'esposizione della teoria riguardante il progetto inconscio dei nostri genitori (e dei genitori dei nostri genitori): in tal senso la malattia assume le caratteristiche di una risposta data a una domanda che ci lascia spesso senza parole, in quanto non è stata posta da noi, in questa vita - ma da persone che su di noi hanno proiettato desideri, timori, irrisolti e conflitti. In quest'ottica, ecco che la consapevolezza - la capacità coraggiosa di scrutare all'interno della nostra psyche - diviene fondamentale per la risoluzione del progetto-senso dei genitori e, dunque, della malattia.

«I genitori non sono colpevoli della nostra malattia. Io non sono una vittima, devo solo comprendere. [...] Si dice che bisogna lasciare la presa per evitare che l'altro abbia un'influenza su di noi. La soluzione consiste nell'accettare, amare, tollerare e lasciare la presa.» [1]

Non solo la famiglia può agire sulle manifestazioni del nostro corpo, ma anche noi stessi, sovente, siamo veicolo e alimento delle malattie che ci affliggono: nel "giorno 2" Athias si sofferma sui rischi della sottovalutazione e dell'aspirazione alla perfezione - mali caratteristici e sempre più diffusi nella nostra società. («La perfezione è terribile, non può avere figli...», scriveva Sylvia Plath.)

«[...] la perfezione ci conduce a due meccanismi: il primo consiste nel non fare niente, perché qualunque cosa si faccia non sarebbe perfetta, ed è il comportamento caratteristico del depresso; il secondo consiste nel rendersi conto che quello che si fa non è perfetto e nell'entrare in un percorso di sottovalutazione.»

Particolarmente interessanti in questo volume sono infine i numerosi riferimenti all'etologia e al mondo animale, che sovente viene utilizzato per spiegare i meccanismi d'azione della malattia dell'uomo, in un'affascinante prospettiva "olistica" che comprende la Natura tutta e che ci permette di comprendere come anche l'essere umano possa e debba essere inserito in una prospettiva più ampia, universale, che è specchio e rappresentazione del Cosmo nell'Uno.

Scritto in forma scorrevole e decisamente accattivante anche per i "non addetti ai lavori", il saggio di Athias merita senz'altro una lettura meditata e ragionata: se non possiamo ambire all'immortalità, è pur che possiamo cercare di ampliare i limiti della nostra consapevolezza per il nostro benessere e per il bene di coloro che amiamo.

Note:
[1] Gérard Athias aveva già affrontato il tema del progetto inconscio della famiglia ne Le radici familiari della malattia (Venexia Editrice, 2009), che trovate recensito sul blog Spaziofatato.


G. Athias
La biologia e il senso della malattia
Venexia Editrice
219 pagine


Eloisa Massola

venerdì 9 settembre 2016

Intervista a Sandro Oddo, direttore del Museo sulla Stregoneria di Triora

Oggi torniamo in tema di stregoneria, come promesso, e vi proponiamo l'intervista a Sandro Oddo, direttore del Museo Etnografico e della Stregoneria di Triora.

- Com'è nata l'idea di aprire un museo della stregoneria e quale è la sua storia sino ad oggi? Quanti visitatori contate ogni anno?
 Il museo è stato aperto in seguito alla celebrazione del quinto centenario del processo (1988), con un applaudito convegno all’Hotel Colomba d’Oro di Triora. Si è ritenuto opportuno integrare il già esistente museo, fondato nel 1980, con una sezione dedicata alla stregoneria. Ciò per documentare e ricordare in modo degno quanto avvenuto in quei lontani tempi (1587-1589) ed insieme le leggende popolari, la magia e l’abbondante uso delle erbe ed anche riti singolari. Il numero dei visitatori è andato aumentando di anno in anno, con una media di circa 15.000 all’anno ed un picco di circa 18.000.

- Avete in programma un "ampliamento" della struttura: quali conseguenze apporterà?
 Si è constatato il crescente interesse per la stregoneria e soprattutto per le vicende delle streghe di Triora per cui, oltre ad aver dato alle stampe, con i tipi della Pro Triora Editore, importanti pubblicazioni sulla “causa delle streghe”, raccogliendo tutti i documenti conosciuti, si è ritenuto opportuno trasferire il museo, almeno quello della stregoneria, in una sede più idonea, individuata nell’ex palazzo Stella, situata nella centralissima piazza Reggio. Si tratta di un’iniziativa coraggiosa, anche se irta di difficoltà, anche gestionali, ma indubbiamente volta ad accrescere la fama di Triora quale “paese delle streghe”.

- La stregoneria, come ci è parso di capire dalla visita di Triora, appare più come un pretesto sociale del tempo per soffocare l'anelito alla libertà di pensiero. Come la giudicate voi, da un punto di vista storico/sociale?
Per quanto concerne il fenomeno della stregoneria, almeno a Triora, si è ingigantito un fenomeno, probabilmente già esistente, per celare altri più gravi problemi (alchimia e falsa monetazione), con una latente faida fra le famiglie nobili locali (Borelli, Capponi, Stella, ecc.). Si è approfittato della grande ignoranza della maggior parte della popolazione per accusare povere donne di colpe mai commesse. La carestia non pare un motivo sufficiente a scatenare tutto quel putiferio.

La Cabotina, ritenuto luogo di convegno delle streghe
di Triora. Immagine tratta dal sito "La strega di Triora".
- Perchè la storia ha scelto proprio un paese piccolo e remoto come Triora, un tempo crediamo molto difficile da raggiungere?
La vicenda si è svolta a Triora, perché al tempo era la podesteria più importante del Ponente Ligure (e non solo), dove vivevano famiglie molto potenti ed in grado di condizionare pesantemente gli eventi.

- Quale percezione avete del fenomeno stregoneria osservando l'afflusso e l'interesse dei visitatori?
La gente che viene a Triora è spinta soprattutto dalla curiosità ed anche dal desiderio di approfondire la tematica. Particolare attenzione viene riservata anche alla medicina popolare, come documentato da un ampio libro con le interviste alle donne della zona e le ricette per una buona salute. Per quanto riguarda i progetti da sviluppare sono numerosi ed oltre al trasferimento nel nuovo museo di un’importante collezione di oggetti magici (acquisiti dalla Pro Triora) si prevede di allestire una biblioteca, con oltre un migliaio di testi e pubblicazioni già reperiti.

Paolo Pulcina

mercoledì 31 agosto 2016

Intervista al mentalista Simone Ravenda

Nel corso della serata organizzata lo scorso 25 agosto dall'associazione biellese NuovaMente (svoltasi all'interno della cornice suggestiva della "Fattoria delle Rose" a Vigellio (Biella) e interamente dedicata ai poteri della mente), abbiamo avuto il piacere di conoscere il mentalista Simone Ravenda, giovane ma già affermato nel panorama italiano.
Simone non solo ha saputo catturare immediatamente l'attenzione, la simpatia e la curiosità del pubblico presente, ma è stato anche tanto disponibile da rispondere ad alcune domande che abbiamo voluto rivolgergli e che riportiamo qui di seguito, per tutti i nostri lettori.

- Quali poteri possiedi? Da quando hai iniziato a coltivarli? E come?
Io non penso di possedere dei poteri che vanno al di sopra della norma, se non il potere di intrattenere le persone e farle divertire, credo che quello che faccio possa essere raggiunto da tutti coloro che si applicano davvero e che ovviamente sono portate.
Il tutto è cominciato come semplice gioco dalle basi, il mentalismo è un'arte estremamente complessa che richiede molto tempo per essere dominata anche solo in minima parte. Coltivo questi studi ormai da circa 11 anni, non è molto ma non è nemmeno poco.. il mio approccio è asettico, nel senso che preferisco non dar spiegazione dei fenomeni che riesco a creare, chi li prende come fenomeni paranormali, chi come divertenti giochi di prestigio, chi come abilità comunicative spiccate, il mio obbiettivo è aprire gli occhi alle persone, farle pensare e farle divertire.

- La sfida alla "scienza" è un bel lavoro: come lo affronti?
Non la affronto, anzi, ho una formazione universitaria scientifica e credo moltissimo nella scienza, la scienza ha dei limiti ovviamente ma chi studia sa l'immensa complessità di tali studi, dall'altra parte c'è la mia personalità un po' più percettiva ovviamente, ma va di pari passo con la scienza. Credo che non sia la scienza in se che non potrà dimostrare alcuni fenomeni così detti paranormali, ma l'uomo, in quanto essere limitato e ahimè, almeno per ora, totalmente verso il decadimento. Ma magari un giorno le cose cambieranno e allora chissà.

- Come pensi di usare le tue capacità? Qual è la differenza fra te mentalista ed una persona non in grado di usare i poteri?
Userò le mie capacità per far pensare gli altri per tentare di dare la mia personale visione delle cose al prossimo, visione totalmente opinabile e non condivisibile, mi piace pensare che quando non ci sarò più ci siano persone che mi ricordano e che magari sono cambiate anche poco a seguito di un incontro con me.
Non ci sono differenze tra me e una persona che non studia mentalismo. Ci sono le stesse differenze tra una persona che studia il pianoforte e una che invece non lo studia, l'unica differenza forse sta nell'impegno verso un obbiettivo, sono 10 anni che vado avanti su questa strada e ancora nonostante abbia raccolto frutti molto importanti, non sono importanti quanto vorrei, ecco, forse l'unico potere che ho se così vogliam chiamarlo è quello della perseveranza.

- Cosa pensi della "metafisica", del mondo nascosto alla vista quotidiana?
È un mondo incredibilmente affascinante quando studiato da fonti autentiche, come sappiamo in questo mondo si celano anche persone che approfittando magari di un nome riconosciuto o di conoscienze marginali di svariati argomenti parla a vanvera mescolando in malomodo esoterismo a fisica quantistica piuttosto che ad altre tematiche.
Io personalmente ritengo che il mondo metafisico sia una realtà, che ci siano persone che possono percepire più di quanto è considerato normale, se nel mondo esistono forze o energie o situazioni impalpabili ai più devono per forza esistere anche coloro che possono decriptare tali cose.

- Saresti capace di "educare" una persona qualsiasi a sviluppare queste capacità?
Si assolutamente, e sono sicuro del risultato, a patto che sia una persona particolarmente etica e intelligente e che abbia una notevole cultura. Sono queste infatti qualità essenziali per chiunque voglia intraprendere questa strada, non è per me ancora giunto il momento di insegnare però.

- Lo consideri un lavoro, il tuo "show"?
Lo considero un passatempo che mi da da mangiare, non ho mai usato l'espressione "vado a lavorare" in vita mia, la reputo una frase che butta giù, lo spettacolo è la punta dell'iceberg che mostri al pubblico come frutto di un impegno giornaliero fatto di studio, divertimento e qualche sacrificio.

- Ti sei ispirato a qualcuno o hai fatto il cammino da solo?
L'apprendimento è stato un cammino solitario, durante il cammino ho ovviamente studiato documenti e libri scritti da grandi conoscitori di mentalismo e magia a cui mi sono ispirato, soprattutto artisti del passato, nel passato si racchiude il mentalismo migliore, quello più autentico.

- Quali sono la tua più grande aspirazione e il tuo sogno nel cassetto?

La mia più grande aspirazione coincide fondamentalmente col mio sogno. Che in realtà è molto semplice: una bella casetta in pietra con la mia compagna con un giardino, un camino, un cane e un asino, niente di più...
Un saluto a tutti voi e per chi avesse curiosità il mio sito Internet è simoneravenda.com e la mia pagina facebook è simone ravenda mentalista.

Paolo Pulcina

giovedì 18 agosto 2016

Triora, tra i boschi delle bagiue

Per raggiungere Triora, il paesino in provincia di Imperia divenuto famoso per il processo alle streghe (le cosiddette bagiue) che vi si tenne a partire dal 1587, la strada è ancora oggi poco agevole: numerose curve, che si snodano attraverso i boschi (la cui vegetazione fittissima ricopre per intero, in estate, i fianchi delle montagne e crea una galleria che sovrasta in alcuni punti il tragitto), l'asfalto non sempre in condizioni ottimali.
Se si prova a tornare indietro con la mente di qualche secolo, non sarà difficile immaginare questi luoghi come terra d'incanto e di stregoneria.
Quanto dovevano essere silenziosi, quei boschi, nel XVI secolo; quanto greve l'isolamento di certi borghi, soprattutto in autunno e in inverno; e quanto scura e impenetrabile e minacciosa doveva apparire l'oscurità - dopo che le piccole luci delle abitazioni e delle stalle si erano spente.
Il Museo Etnografico e della Stregoneria di Triora (il cui curatore è Silvano Oddo e che, nella giornata di martedì 16 agosto, ci è stato illustrato nei suoi contenuti dall'artista Riccardo Etrusco) raccoglie non solo le testimonianze (sconvolgenti) del celebre e terribile processo, ma anche documenti, oggetti e tracce del passato di Triora e del suo circondario: tutti quegli elementi, insomma, che possono aiutarci a comprendere sia quale fosse la vita quotidiana delle comunità locali nei secoli dominati dall'Inquisizione sia la connessione che unisce quel tipo di vita (e quel sentire, quelle conoscenze e quelle antiche credenze a cui tutti erano legati e che tanto erano avversate dalla Chiesa cattolica) alla persecuzione delle bagiue. Amate e odiate, temute e vituperate, considerate guaritrici o perfide assassine di neonati, le streghe sono infatti figure emblematiche all'interno delle comunità rurali - tanto complesse da suscitare, come si diceva, sentimenti contrastanti e da trasformarsi (purtroppo e non di rado) in capri espiatori dalla funzione catartica.

Uno dei pannelli esplicativi del "Museo Etnografico e della Stregoneria" di Triora,
recante le bellissime illustrazioni di Diana Fontana

I boschi e le montagne che circondano Triora

Torneremo presto a parlare delle bagiue, di Triora e delle suggestioni che abbiamo raccolto in questi due giorni d'estate.
In attesa di aggiungere sulle pagine virtuali di Phaneron nuovo materiale, rimandiamo chiunque fosse interessato a rinfrescarsi la memoria sul tristemente noto processo a numerose donne innocenti o volesse documentarsi su di esso al volume di Sandro Oddo Bagiue - Le streghe di Triora, fantasia e realtà e a La causa delle streghe di Triora (a cura di A. Assini, P. Fontana, G.M. Panizza e P. Portone), entrambi editi da Pro Triora Editore.

Eloisa Massola

lunedì 15 agosto 2016

Interviste col Mistero: la presentazione dei primi tre volumi

Interessante e ricca di spunti di riflessione e di approfondimento è stata la presentazione dei primi tre volumi di Interviste col Mistero, che raccolgono tutte le interviste realizzate nel corso degli anni da Paola Biondi (introdotte da Omero Pesenti, che ha contribuito alla revisione di tutto il materiale), nell'ambito della sua attività giornalistica per Cairo Editore.
Durante la presentazione, svoltasi lo scorso 13 agosto nella suggestiva cornice della Grotta di Bossea, in provincia di Cuneo, sono stati affrontati diversi argomenti, che corrispondono alle tematiche trattate nei volumi: Curare con l'Energia, Spiritismo e medianità e Psicofonia, psicografia, chiaroveggenza UFO e incontri ravvicinati, tutti editi da BastogiLibri.
Il contatto con personaggi comunemente ritenuti "bizzarri" o con personaggi celebri che hanno raccontato esperienze "paranormali" ci conduce - che lo vogliamo o no - a soffermarci su ciò che la nostra razionalistica mentalità occidentale definisce una realtà "altra". Una dimensione parallela che gli scettici spesso liquidano con sufficienza, ma che altre società e civiltà (presenti e passate) riconoscevano come assolutamente certa e imprescindibile per la nostra esistenza hic et nunc.
Nei libri curati da Paola Biondi e Omero Pesenti si parla di spiritismo e delle diverse modalità attraverso cui è possibile entrare in contatto con anime e defunti, di pratiche alternative alla medicina ufficiale capaci di curare gravi malattie, della modalità di predire il futuro, di cerchi nel grano e di incontri più o meno ravvicinati.
Alcuni degli intervistati erano presenti alla presentazione e sono stati invitati dall'autrice a raccontare direttamente al pubblico presente le loro esperienze e il risultato dei loro studi. Hanno preso così la parola Claudio Camaglio, appassionato e studioso di storie di "masche" (streghe e guaritrici del cuneese, le cui vicende e ricette di guarigione si tramandano di generazione in generazione), Paolo Pulcina, uno degli autori e curatori di Phaneron ed esperto di alchimia e Franco Prest, che da molti anni si dedica a sedute di telescrittura per captare le voci dell'aldilà.
Gli interventi hanno destato grande interesse tra i presenti, hanno stimolato la platea ad intervenire e ad interrogarsi (ampliando la discussione in un clima di piacevole familiarità) su questioni che da sempre interessano l'uomo: perché viviamo? Perché ci sono cose che non riusciamo a comprendere? Siamo destinati a vivere una sola volta o a reincarnarci, in un ciclo che ci porterà ad espandere la nostra Conoscenza?

Insieme all'autrice Paola Biondi dopo la presentazione di Interviste col Mistero



I prossimi volumi di Interviste col Mistero riguarderanno, nell'ordine: Fantasmi e misteriose presenze, Grandi misteri e Leggende e filosofie di vita.

Paola Biondi è giornalista professionista. Di formazione classica, ha scritto di attualità, arte e cultura per numerosi giornali e quotidiani italiani e svizzeri e ha lavorato per Cairo Editore e per Giorgio Mondadori Editore.

Omero Pesenti è scrittore, sceneggiatore, fumettista e co-autore di diverse opere e graphic novel.

Eloisa Massola

martedì 9 agosto 2016

Rossana Carne, fra ISIS ed editoria

Oggi vi proponiamo uno stralcio dell'intervista a Rossana Carne, responsabile della casa editrice Enigma edizioni e autrice dell'indagine sull'ISIS intitolata ISIS - Strumenti dell'Islam o mercenari dell'Occidente?

- Come nasce la scrittrice Rossana Carne? Quali sono gli ambiti che ti interessano principalmente?
La passione per la scrittura è presente fin dalla tenera età, quando, scrivevo storielle fantastiche popolate da draghi e fate, ma la “scrittrice” nasce fattivamente durante gli anni torinesi dell’università. È grazie alla realizzazione della tesi triennale che, per la prima volta, mi venne offerta la possibilità di pubblicare tramite una casa editrice. Successivamente, la tesi specialistica venne notata da un’altra casa editrice, Enigma Edizioni per cui collaboro attivamente, e venne pubblicata all’inizio del 2016. Gli ambiti che mi interessano variano dai racconti brevi per ragazzi e per bambini, alle poesie fino ad arrivare alla saggistica, che occupa la maggior parte del mio “tempo letterario”. Argomenti come storia dei crimini di guerra, di geopolitica e studi storico-mitologici sono senza dubbio quelli che più mi affascinano e che vorrei continuare a sviscerare e approfondire.

- Chi è Rossana? Da dove viene, che cosa ha fatto nella sua vita finora, dove andrà, che cosa vuole da se stessa e dalla vita?
Rossana è una ragazza semplice, cresciuta in una famiglia umile ma piena di entusiasmo. Vengo da un piccolo paese di campagna in provincia di Novara, baciato dall’oro del grano e dal profumo dei campi, un luogo dove tutti si conoscono. Fin da bambina sono sempre stata abbastanza solitaria, non avevo, e non ho, molti amici né a scuola né al di fuori. Ho sempre amato la solitudine o la compagnia di pochissime persone. Questa solitudine, da un lato mi etichettava come una ragazza con una testa tutta sua, ma dall’altro lato mi ha sempre dato la possibilità di appassionarmi ad argomenti fuori dal comune, gli stessi di cui oggi mi occupo, oltre a fornirmi l’occasione di far nascere dentro di me la capacità di osservare e di crearmi delle idee e delle opinioni, a volte completamente opposte rispetto a quelle della massa. Tutto questo mi ha permesso di scegliere un percorso di vita abbastanza singolare e mi ha dato la possibilità di non essere ostacolata o influenzata da opinioni altrui. Tuttavia, mi sento in dovere di ringraziare di cuore la mia famiglia, mia Mamma Orietta, mio Papà Celestino e mio Fratello Samuele, perché loro mi hanno sempre sostenuta in tutte le mie scelte e continuano a farlo anche oggi. Ora che ho concluso il mio percorso di studi in Lingue Orientali e Scienze Internazionali e che ho un lavoro stabile, mi piacerebbe portare avanti queste passioni letterarie e cercare di farne il mio futuro senza tralasciare né la parte profondamente spirituale di me né il sogno che, probabilmente, vorrebbe ogni giovane donna, ovvero quello di crearsi una famiglia. Se dovessi pensare a me tra dieci anni, mi vedrei nel mio studio intenta a scrivere un nuovo saggio, magari con un bambino che gioca allegramente in casa.

L'autrice Rossana Carne

-  Il libro sull'ISIS: i quesiti che nascono sono parecchi! Cos'è il Califfato, come l'hai studiato e interpretato tu?
La classica definizione del Califfato sarebbe quella che fa riferimento a questo gruppo di jihadisti comandati da Abu Bakr al Baghdadi il cui scopo è quello di unificare il Medio Oriente in un unico stato a fede musulmana sunnita tramite mezzi del terrore. Il Califfato, però, non è solo questo. Iniziamo analizzando chi è il leader: Abu Bakr al Bagdhadi (al Bagdhadi significa semplicemente che viene da Baghdad) è nato nel 1974, è un personaggio molto particolare perché proviene da una famiglia agiata e rivendica una discendenza diretta dal Profeta Maometto. Ha studiato all’università laureandosi in studi islamici ed era un Imam prima di essere catturato dagli americani e imprigionato a Camp Bukka. Dopo la sua liberazione, non evasione ma liberazione, prese formalmente posto come Wali dell’Isis, in seguito alla morte di Abu Omar al Baghdadi.
Il 29 giugno del 2014 Abu Bakr rifonda ufficialmente il Califfato Islamico (come quello di Maometto) tramite un discorso, di cui riporto un piccolo estratto:
“Io sono il Wali (leader) che presiede su di Voi, anche se non sono il migliore di Voi. Se vedete che sono nel gusto sostenetemi e siatemi d’aiuto, ma se vedete che ho torto consigliatemi e rimettetemi sulla retta via. Obbeditemi, come io obbedisco al Dio che è in Voi!”.
Questo discorso viene tenuto nella Grande Moschea di Mosul in Iraq. Questo luogo è di importanza fondamentale per un musulmano istruito perché è proprio da questa Moschea che è partita la riconquista islamica delle terre invase dai crociati, quindi è un simbolo importantissimo per un fedele.
La struttura del Califfato lascia intendere come questo sia un vero e proprio staterello ben organizzato e funzionante: al vertice troviamo il Califfo (Al Bagdhadi) poi i consiglieri personali, successivamente due rappresentanti uno per la Siria e uno per l’Iraq ed infine l’esecutivo. L’Isis è composto anche da uffici che si occupano della diffusione delle immagini e dei video del “terrore” e che attuano campagne di tweet mirate alla propaganda e al reclutamento di combattenti. Oltre ad essere un gruppo terroristico, lo stato islamico è anche una vera e propria azienda con un fatturato attivo. Il fatturato deriva innanzitutto dall’imposizione delle Tasse nei territori controllati, quindi i cittadini pagano le tasse all’Isis. Poi gli introiti più importanti arrivano dalla vendita del petrolio iraqeno e siriano alla Turchia che, a sua volta, rivende sul mercato mondiale. Questo serve all’Isis per costruire infrastrutture nei territori controllati, da un lato per le loro operazioni e, dall’altro lato per assicurarsi la fedeltà della popolazione che è sotto il controllo dell’organizzazione. Inoltre gli arrivano aiuti in denaro e supporto logistico e di equipaggiamento (macchine, armi ecc.) da emirati arabi del golfo, USA e altri stati occidentali tra cui l’Europa stessa. Tutta questa struttura economica e commerciale rende l’Isis completamente diverso da altri gruppetti come Boko Aram in Nigeria o la stessa Al Qaida. Studiare questa realtà non è semplice, un po’ perché viene presentata come organizzazione estremista islamica e un po’ perché molti dei dati sull’effettiva organizzazione e gestione di questo gruppo sono segreti e non vengono divulgati dai media. L’unico modo per studiarlo è stato quello di avvalermi di moltissime fonti, sia ufficiali sia non ufficiali. Ovviamente una piattaforma come internet è piena di bufale o di articoli fasulli, ma in linea di massima ci sono anche ottimi siti e ottime web tv che forniscono un quadro chiaro e dettagliato della situazione, una di queste? Il canale di diffusione delle conferenze stampa del governo americano dove, per esempio, un ex Marine Ken O’Keefe annuncia che il vero significato del termine ISIS sia ISRAELI SECRET INTELLIGENCE SERVICE. Tramite tutte queste fonti ho potuto notare come, il Califfato, altro non sia che un gruppo creato Ad Hoc e un fantoccio nelle mani americane che si legittima tramite la religione e i discorsi portati avanti da un uomo da un forte carisma, ovvero Al Baghdadi.

- C’è ancora modo che la guerra civile fra musulmani possa sedarsi? È un tema antico di secoli,
ma oggi si ripropone più pericoloso che mai: il terrorismo cieco, indiscriminato, incontrollabile,
è solo frutto di aberrazioni politico/religiose o è una plausibile macchinazione ben congeniata
dai vari “poteri occulti” del pianeta?

La faida interna fra musulmani sarà molto difficile da sedare anche perché ci sono moltissimi interessi in gioco che, storicamente, andrebbero a minare l’esistenza stessa del Califfato post Maometto, mentre in tempi recenti, parliamo di interessi storico-economici che hanno portato i paesi del Medio Oriente a una sudditanza nei confronti degli stati ricchi che non vogliono più accettare. Vale la pena chiedersi, a questo punto, cosa vuole l’Isis e cosa vogliono, invece, i poteri occulti del pianeta?
L’ISIS, sostanzialmente, vuole essere riconosciuto come un vero e proprio stato, esattamente come Israele a cui è stata data la terra dei palestinesi senza curarsi delle conseguenze che sarebbero sorte. Israele nel tempo ha espanso i suoi confini annettendo allo stato ebraico territori siriani come il Golan e territori palestinesi dove oggi la popolazione musulmana è soggetta a ogni tipo di umiliazione. Il risentimento che nasce nella popolazione locale musulmana, dal 1945, ormai non trova più contenimento perché non vengono minimamente ascoltati e l’ISIS offre loro uno stato, una terra che comprenda tutta la comunità islamica a livello Mondiale! È una sorta di terra promessa e questa organizzazione vuole trovare riconoscimento ufficiale o no a livello mondiale, ecco perché si chiama STATO islamico. Gli occidentali non vogliono ovviamente riconoscere questo STATO islamico perché vorrebbe dire che la creazione tramite i mezzi del terrore renderebbe queste azioni giuste e i combattenti sarebbero semplicemente combattenti per la libertà, inoltre gli occidentali non lo vogliono riconoscere perché la democrazia stessa è nata con mezzi terroristici = rivoluzione francese, gli stessi partigiani hanno usato mezzi terroristici, le brigate rosse, Israele … noi siamo nati come terroristi.
Il “Nuovo Ordine Mondiale”, invece, è interessato a mantenere l’Isis sotto un profilo di enorme potenza, quasi inarrestabile e introvabile, che comprende militanti anche nelle nostre città. Ci incita a guardare con sospetto e ad avere paura anche del nostro vicino di casa se straniero, in questo modo ci controlla tramite la paura. E noi civili per paura rinunceremo alle nostre libertà personali per sentirci più sicuri… una sicurezza che di fatto non esiste. Ma esiste il buon senso… l’isis minaccia di voler invadere Roma con le barche … ma avete presente cosa significa? Avrebbero bisogno di navi di un certo tipo e non di zattere o barche a remi! Se gli stati come l’America volessero veramente fermare l’ISIS avrebbero tutti i mezzi per farlo e per porre fine a questo gruppo in 10 giorni, come ha fatto la Russia di Putin… Il punto è: perché non lo fanno?


Intervista realizzata da Paolo Pulcina(Qui la seconda parte dell'intervista.)

venerdì 5 agosto 2016

Psicologia e alchimia della coppia

«L'altro è lo specchio sul quale non dobbiamo limitarci a proiettare la nostra immagine per compiacerci di quanto bella ci venga restituita, o la nostra Ombra pr combattere quegli aspetti negati di noi stessi che non riusciamo ad accettare. L'altro è la superficie riflettente oltre la quale abitiamo noi stessi. L'altro è il tutto di noi, dal quale dobbiamo imparare a recuperare ciò che ci è necessario per conoscerci, per evolvere. Dall'altro dobbiamo imparare, perché attraverso i suoi comportamenti, le sue reazioni, il modo che ha di porsi nei nostri confronti, è in grado di darci tutte le informazioni che ci servono per poterci conoscere più a fondo e contattare il nostro Nucleo d'Oro.»

Lo psicologo e divulgatore Francesco Albanese si sofferma in questo libro, Psicologia e alchimia della coppia - dal linguaggio semplice e accessibile - sulle caratteristiche del sentimento amoroso, esplorandone la natura attraverso i capisaldi del pensiero alchemico.
Ho visto molto di me e delle persone che mi circondano, nei capitoletti rapidi in cui il saggio è suddiviso - e sarà per questo che mi è piaciuto e che l'ho letto in un paio d'ore buche, a scuola.
Il linguaggio, come dicevo, è molto scorrevole e rende il testo adatto e comprensibile anche ai non addetti ai lavori.
Prima di tutto Albanese si sofferma a spiegare le varie fasi del processo di trasformazione alchemica, soffermandosi in modo particolare sul concetto di "Nucleo d'Oro", che comprende in un unicum il principio maschile e quello femminile e sui miti antichi riguardanti l'androgino.

L'androgino: illustrazione del XV secolo.
Successivamente, l'autore si interroga su che cosa sia realmente Amore, sentimento su cui poeti e filosofi hanno consumato una grande quantità d'inchiostro...
Citando molti altri studiosi e psicologi, Albanese tenta di definirne le varie tipologie (ad esempio: l'amore ludico, l'amore solidale, l'amore erotico, l'amore pragmatico ecc.), sottolineando come non tutte corrispondano all'Amore inteso come forma più alta di compenetrazione (fisica e spirituale) fra uomo e donna. Spesso, infatti, secondo Albanese ci relazioniamo con "l'Altro" solo e unicamente in base ai nostri "Ego" (l'Ego-Paura, l'Ego-Rabbia, l'Ego-Solitudine ecc.), usando la nostra relazione solo per rafforzare modelli prestabiliti, che arrivano dal nostro passato.

«[...] i modelli ci consentono di attribuire un nostro personale significato agli eventi, o di formulare un giudizio, su ciò che ci accade, su ciò che accade attorno a noi, sulle persone con le quali entriamo in relazione, su noi stessi. Ma, se da un lato i modelli sono utili perché consentono di risparmiare energia e tempo, dall'altro costringono il pensiero all'interno di binari dai quali è difficile uscire, se non con un atto di consapevolezza e con fatica. Come l'acqua che scorre sempre attraverso gli stessi solchi nel terreno, così il nostro pensiero ripercorre sempre gli stessi sentieri mentali, portandoci sempre nello stesso punto. E questo è chiaramente il più grande ostacolo al cambiamento.» (p. 51)

Cambiamento e trasformazione sono infatti gli elementi necessari per crescere, individualmente e nella relazione.

«[...] trasformare vuol dire allontanarsi dalla luce che conosciamo bene e addentrarsi nel buio, dove mille minacce possono attaccare il nostro equilibrio e farci cadere, col pericolo di non riuscire più a rialzarci.» (p. 99)

Eppure la metamorfosi è necessaria per non parassitare l'emotività altrui e per gettare fondamenta solide nell'ambito della relazione di coppia. Solo lottando contro gli Ego (che determinano comportamenti e reazioni automatici, spesso dannosi), contro la tentazione di giudicare (sempre, automaticamente chi ci sta di fronte) potremo raggiungere realmente l'anima dell'oggetto amato e, dunque, anche la nostra - in un gioco di specchi che (unico, in questa vita) può condurci alla salvezza.

«In particolare, spiega Steiner, durante l'ascolto si dovrà imparare a far tacere completamente la nostra interiorità. [...] Quando riusciremo ad ascoltare i discorsi degli altri con totale imparzialità, facendo completa astrazione dalla propria persona, dalle opinioni e dal modo di sentire di essa, allora attraverso le parole udiremo la loro Anima.» (p. 121)

F. Albanese
Psicologia e alchimia della coppia
Editoriale programma
P. 145

Eloisa Massola
(Recensione precedentemente pubblicata sul blog "Sapevo danzare alla luna")

mercoledì 3 agosto 2016

Intervista a Simone Sarasso, ancora "Invictus"

Un amico, prima che un autore bravo, appassionante, coinvolgente.
Simone Sarasso, filosofo dedito alla narrativa, è il creatore di Aeneas e Invictus, oltre ad altre storie legate alla società degli anni ’70 (“Settanta” è il noir che va dal dopoguerra a tangentopoli…).
Con amicizia e gentilezza, Simone si è raccontato un po’ con la redazione di Phaneron:

- Com'è iniziata la carriera di scrittore?
Nel 2003 mi laureai in filosofia e puoi immaginare la quantità di lavori che mi fu offerta dal giorno successivo alla laurea. Spedii il mio curriculum a moltissime case editrici, ma non ricevetti risposta. Così ricontattai le medesime, scrivendo una lettera che diceva, su per giù: «Signori, voi fate i libri, a me piace leggerli. Non avete bisogno di un lettore? O di un temperamatite, di qualcuno che spazzi i pavimenti, che so io? Io sono disponibile! Il curriculum non ve lo allego perché, dopo essere stato cestinato qualche centinaio di volte, teme di essere incorporato alla mail». E, finalmente, qualcuno mi rispose. Tra coloro che mi scrissero c'era anche Fernando Quatraro, il patron della Effequ, il mio primo editore. Che mi disse: «Perchè non scrive un racconto? ». Cominciò così.

- Perchè hai voluto "fare lo scrittore"?
E' capitato. Ci ho messo molto a capire che quello che voglio fare nella vita è raccontare  storie. Ho avuto la fortuna di incontrare buoni maestri che mi hanno saputo spronare a scrivere ogni giorno. Il già citato Quatraro, e poi Jacopo De Michelis, il mio editor in Marsilio…

- Che rapporto hai con la scrittura?
Non posso farne a meno. Scrivo quasi ogni giorno, per diverse ore al giorno. Solo il sabato e la domenica lascio in pace la tastiera. Ho imparato a farlo, un tempo scrivevo anche nel week-end. Ma non bisogna abusare delle proprie passioni.

- Cosa rappresenta per te?
E' l'opportunità di raccontare storie, il volto della scrittura che preferisco. Le parole giungono da un altrove sconosciuto e si mettono in fila. Dopo qualche ora sui tasti, c'è una storia che prima non esisteva. E' magia!

- I tuoi libri sono un successo: il genere è mutato dal primo all'ultimo. Sperimenti o per gli scrittori c'è sempre da rispettare la volontà dell'editore?
Non credo di averla mai rispettata la volontà dell'editore. Né contraddetta. Autore ed editore suonano all'unisono, se no non funziona. Non sempre l'editore è giusto per il tipo di storia che hai in mente, però, e allora possono nascere collaborazioni con case editrici diverse. Io ho sempre scritto noir (e ancora lo scriverò per tanti anni. E' la mia passione) e pubblicato con Marsilio. A un certo punto, però, mi sono innamorato dell'antichità, ma Marsilio non era l'editore giusto per dei romanzi storici di ambientazione classica. In Rizzoli ho trovato una nuova sistemazione per le mie idee "classiche".

Simone Sarasso

- Cosa preferisci dei tuoi lavori?

La fase che preferisco, durante la composizione di un romanzo, è sicuramente la scrittura. prima viene lo studio, e dopo la limatura, e sono tutte fasi necessarie. Ma, se mi chiedi cos'è che mi piace del mio mestiere, la risposta senza dubbio è "scrivere".
Se invece mi domandi quale, tra i miei lavori, preferisca, be'... anche qui la risposta è ovvia: il prossimo romanzo. Quello che deve ancora uscire. Ogni libro, una volta finito, smette di appartenermi. E' libero di andarsene per il mondo, diventa dei lettori.

- Cosa vorresti scrivere o per cosa?

Mi piacerebbe molto scrivere una biografia sportiva. Sono un appassionato di motori, vorrei raccontare un pilota, l'uomo sotto il casco. Allo stesso modo, se mi contattasse Top Gear, la mia rivista motoristica prediletta per scrivere qualche articolo, non ci penserei due volte! Sentito, Top Gear?

- Si guadagna, oggi, a fare lo scrittore?
Non mi lamento. Davvero non mi lamento.

- Un desiderio da avverare...
Stringere la mano a Stephen King e a George R.R. Martin. Tutti gli altri miei scrittori "culto" li ho conosciuti. Stephen e George mi mancano. Ma... chi lo sa? Magari un giorno li conoscerò!

- Qualcosa che vorresti cambiare...
Vorrei essere ancora più fluido nell'uso del dialogo. Ma c'è tempo per imparare.

- Passioni ed interessi?

Mia moglie, mio figlio, le automobili, i libri, il vino, il cibo. E le serie TV.

Grazie Simo, sei sempre stato un amico e quando sarai famoso, più famoso ancora, sappiamo che rimarrai sempre così, un amico puro e semplice.

Intervista realizzata da Paolo Pulcina

giovedì 28 luglio 2016

Don Borello, prete e scienziato, inventore del cronovisore

Questo articolo è relativo ad un ipotetico incontro che l’autore ha inteso immaginare con Don Luigi Borello, il prete-scienziato di Alba (Cn), scomparso il 22 febbraio del 2001, che aveva ideato una teoria fisica, supportata dal sapere scientifico, di realizzare un apparecchio capace di ‘leggere’ i ricordi impressi nella materia inanimata, preso per assunto che la materia e lo spirito siano dicotomizzati, separati inequivocabilmente.

Don Luigi Borello era nato a Pezzolo Valle Uzzone (Cn) nel 1924 ed era divenuto sacerdote nel ’50, cresciuto educato presso la Società San Paolo di Alba, dove la sua innata propensione alle discipline scientifiche aveva trovato un eccellente maestro nel professore di fisica, chimica e matematica don Enzo Manfredi (l’inventore antesignano del tubo catodico, morto nel 1977). Don Borello fu certo il più dotato fra gli allievi del maestro e ne ereditò, insieme al gabinetto sperimentale, la passione geniale per la ricerca e la realizzazione scientifica, cui dedicò ben 35 anni di vita. Quando nel 1964 egli abbandonò il laboratorio del liceo San Paolo, in gran parte da lui creato, per la riviera ligure (si era trasferito a Varazze per gestire una colonia elioterapica diocesiana), si era portato dietro soltanto un vecchio oscilloscopio a raggi catodici, il prototipo sul quale aveva iniziato i primi esperimenti sulle rimanenze delle luci e dei suoni sulla materia, oltre ad una montagna di appunti. Questi servirono a ‘La Domenica del Corriere’, sul cui numero del 2 maggio 1972 comparve un articolo dal titolo: “La macchina del tempo”. Qui si affermava che era stato inventato un congegno con il quale era possibile vedere le immagini e sentire i suoni del passato non fissati con i consueti mezzi di registrazione, ma con un nuovo strumento che era in predisposizione. L’inventore di questo strumento, in grado di captare suoni e immagini del passato, verrà rivelato nel 1988 sul ‘Secolo XIX’ di Genova, in un’intervista concessa da don Borello, in cui si parla di un “prete di Varazze che studia la ‘cronovisione’ ed afferma che la materia inanimata abbia una memoria, la quale è stata captata in quell’anno stesso dal ricercatore francese Jacques Beneviste, come rivela la rivista inglese ‘Nature’”.
In breve, don Borello aveva studiato la famosa ‘teoria neutrinica’ di Cesare Colagneli, fisico italiano ‘miscredente’ rispetto all’accademia, capace di teorizzare, in un testo molto complesso quanto completo, la possibilità rivoluzionaria di percepire le ‘tracce mnestiche’ (tracce di memoria energetica) che la materia percepisce in qualunque punto dell’universo, proprio perché la materia è energia e l’universo è energia. Ogni ‘cosa’ è perturbata da un movimento energetico delle particelle subatomiche e pertanto ogni oggetto conserva la traccia energetica di quanto ha ‘vissuto’: è acclarato da decenni, ormai, che l’energia non si crei né si distrugga, ma si trasformi.
“Lo spazio è un pieno continuo nel quale non è possibile esista il vuoto. Ogni volta che i suoni o le immagini di un avvenimento colpiscono la materia, vengono in parte trasformate in energia statica che può, in determinate condizioni, essere di nuovo suscitata. Una forma di energia finora sconosciuta”, asserisce il prete albese. La scienza capace di leggere la materia è la ‘cronovisione’ e lo strumento di lettura, descritto da Borello, è da lui chiamato ‘cronovisore’. A questo punto, è d’uopo citare padre Pellegrino Ernetti, monaco benedettino a Venezia, musicologo, filosofo e scienziato che, in un articolo del 1972 affermava che sin dalla seconda metà degli anni ‘50, insieme ad un gruppo di famosi scienziati, tra i quali Enrico Fermi e Wernher von Braun, avrebbe progettato e infine costruito il cronovisore, una macchina capace di vedere avvenimenti accaduti nel passato, che Ernetti chiamava ‘macchina del tempo’. Il principio fisico che permetterebbe il funzionamento di questa macchina sembrerebbe riassumersi nella teoria secondo cui ogni essere vivente lascia dietro di sé, nel tempo, una traccia costituita da una non ben identificata forma di energia. Tali tracce visive e sonore rimarrebbero ‘impresse’ nell’ambiente nel quale si manifestarono.
Torniamo a Borello, il nostro ‘intervistato albese dall’aldilà’.
Tra gli illustri maestri riconosce Albert Einstein (teoria della relatività), Erwin Schrödinger, Niels Bohr, Otto Wiener ed appunto Cesare Colangeli che, con la teoria neutrinica, riuscì a determinare l’unificazione del ‘campo’, realizzando il sogno di Einstein: ossia, le leggi del ‘campo’ sono valide sia per la radiazione che per la materia, dando ragione di ambedue con un’unica formula, la quale varia soltanto per un coefficiente numerico diverso tra radiazione e materia.
La teoria neutrinica studia ed interpreta i fenomeni naturali partendo dai concetti di ‘campo’ e ‘spazio’.

Luigi Borello
Borello scopre e comprende che la materia rappresenta grandi riserve di energia e l’energia rappresenta la materia. “Di conseguenza, non si può procedere ad una distinzione qualitativa fra materia e campo: si ha materia dove la concentrazione dell’energia è grande; si ha campo ove la concentrazione dell’energia è debole. Ma nella nostra nuova fisica non c’è più posto per il binomio campo e materia”.
Il risultato clamoroso, come afferma anche la fisica quantistica del 21° secolo, è che non c’è che una sola realtà: il campo.

Così, la teoria neutrinica, dopo aver definito lo spazio (o campo magnetico), ci dà modo di capire che cosa siano le onde elettromagnetiche che, interagendo tra loro, si traducono in una polarizzazione, onda che avanza da un neutrino all’altro e costituisce la traccia mnestica (neutrini che permangono sotto forma di polarizzazioni statiche), e che si fissa nella materia inerte e nel sistema nervoso centrale dell’individuo, tramite la traduzione operata dagli organi di senso, avendo essi la stessa base.  Sbalorditivo: è possibile recuperare le tracce energetiche per vedere cosa è accaduto nel passato al momento dell’osservazione.

Parola di don Borello: “La cronovisione, termine da me coniato, è il nuovo mezzo tecnico con il quale è possibile, operando su qualsiasi agglomerato di materia inerte, che sia stato impressionato da immagini o da suoni, rivedere dette immagini e risentire tali suoni che in passato hanno lasciato tracce nell’impatto con la materia”. In campo religioso, ad esempio, don Borello sognava che ognuno con la cronovisione avrebbe avuto la possibilità di vedere il Cristo dalla nascita alla morte, vedere come agisse, ascoltare quello che dicesse con la mentalità critica che abbiamo oggi e di poter giudicare se veramente egli era l’inviato di Dio, il Figlio di Dio, Dio egli stesso (da buon sacerdote, don Borello si premurò di far conoscere alle autorità del Vaticano le virtù conoscitive del nuovo mezzo elettronico, senza ricevere alcun divieto). Peraltro, nel suo testo ‘Come le pietre raccontano’, egli avverte il lettore che “per le acquisizioni alle quali siamo arrivati, essendo consci di tutte le conseguenze che il nuovo mezzo può comportare, ritardiamo per ora qualsiasi accordo con le case costruttrici di apparecchiature elettroniche, le quali potrebbero senza grandi difficoltà iniziarne la produzione e la diffusione indiscriminata, senza tener conto delle violazioni che ne potrebbero derivare di segreti anche molto delicati che ognuno desidera conservare”.

Don Borello preservò il brevetto dell’apparecchio, ma s’intuisce chiaramente che esso assomigli ad una specie di sonda che preleva le tracce mnestiche registrate nella materia: si opera così in due fasi, l’apprendimento ed il riconoscimento. Si tratta di operazioni note agli esperti elettronici.

In conclusione, il padre albese, assieme al suo maestro ed a noi di scienziati che fanno impallidire le nostre membra, per la loro sconfinata sapienza, riuscì a cogliere e mettere parzialmente in pratica qualcosa di miracoloso, che poi venne rigorosamente insabbiato da chi di dovere. Ma qualcuno sa tutto e ne abbiamo avuto una prova giornalistica: un anonimo personaggio milanese, possiede un documento che testimonia, inequivocabilmente, che l’apparecchiatura esista, che sia smembrata in tre blocchi, conservati in tre città differenti e distanti, e soprattutto che funzioni. Proprio come i personaggi di quest’intervista avevano chiaramente indicato.
Ma la conoscenza, purtroppo, spesso eleva la condizione umana e spesso la infossa: sta a noi cercare la verità.

Paolo Pulcina
(Precedentemente pubblicato su "L'imprevisto")

giovedì 21 luglio 2016

Alchimia: l’Arte Regale del finito e dell’infinito

Potrebbe sembrare sciocco, per non dire assurdo ed inutile, trovarsi a parlare di alchimia oggi, nel XXI secolo, epoca padroneggiata dalla scienza e dalla fede disarmante che l’uomo nutre per in essa. Eppure, sono molti ancora oggi ad occuparsi dell’Arte Regia, una disciplina tanto rigorosa quanto misteriosa e profondamente sconosciuta: i segreti della Natura sono ancora nascosti in questa criptica scienza, capace di unire fisica e metafisica in un solo interminabile amplesso. L’Alchimia non ha quasi nulla da spartire con la scienza moderna: “quasi”, perché in verità la parte più speculativa degli scienziati è molto più alchemica, filosofica di quanto non si pensi! È una questione di approcci e vediamo di capirne qualcosa di più. Se la scienza pretende l’applicazione rigorosa del “metodo” da parte di ogni sperimentatore, l’alchimia possiede un metodo ancor più rigoroso che però non gode della ripetibilità: è soggettivo, individuale. Come dire: il metodo di ricerca è sempre lo stesso, ma i risultati riescono solo a qualcuno, mentre qualcun altro rimarrà deluso! Questo, per uno scienziato è inammissibile perché non dimostra la verità oggettiva degli esperimenti. L’alchimia, invece, segue una prospettiva diversa: è una disciplina individuale, fondata tanto sulla spiritualità quanto sulla sperimentazione empirica. Perciò, gli ambiti di ricerca sono differenti.


Passiamo a fare chiarezza più nello specifico sull’alchimia, dopo questa breve introduzione. L’alchimia nasce nell’Antico Egitto, dove veniva associata al “khem”, la “terra nera” del Nilo che, una volta seccata, nutriva col suo sale prezioso la terra, fertilizzandola e dandole vita (curioso notare che il biblico Cam, fratello di Sam e Jafet, figli di Noè, derivi il suo nome proprio dal khem egizio…). La parola “alchimia” è stata poi consolidata dagli arabi, passando attraverso al greco antico, con la connotazione di “sale” (al-kymia ossia il-sale): infatti, l’alchimia, in fondo, è l’arte di concepire e manipolare i sali. È una filosofia della natura (nome antico della moderna fisica), che medita sulle prerogative del mondo naturale interpretandole con una prospettiva spirituale. In realtà, l’alchimia è una scienza millenaria le cui origini sono sconosciute: già i grandi sacerdoti egizi erano eredi di qualcun altro. Eppure, gli egizi realizzarono maschere funerarie di oro alchemico così puro da sbalordire ancora oggi i chimici per la loro perfezione! Cosa faceva dunque un alchimista? Osservava, meditava, “pregava” (ossia meditava, entrava in uno stato di coscienza più profondo della veglia) ed operava in laboratorio. L’alchimista concepiva il mondo naturale fondandolo sui 4 elementi: fuoco, aria, acqua e terra (in ordine discendente), cui si applicavano i tre principi assoluti del cosmo, ossia zolfo (o anima, principio volatile), mercurio (o spirito, principio liquido) e sale (o corpo, principio fisso). Secondo l’alchimista, il cosmo era ordinato (kosmos significa proprio “ordine”) secondo questi principi naturali, applicati da Madre Natura ai quattro elementi fondamentali. Tutto qua: chi sapesse scovare il segreto della combinazione e del funzionamento di questi principi avrebbe avuto in mano la chiave dei misteri del mondo. Questo cercavano i filosofi della natura: conoscenza.

Joseph Leopold Ratinckx, Der Alchemist

Cosa dire, poi, in merito alla leggenda per cui l’alchimia è l’arte di mutare i metalli in oro? Questa è una metafora reale: l’oro si può tranquillamente fare su un fornello in casa propria, se il padrone di casa conosce le operazioni della Natura ed ha conquistato un livello di spirito sufficientemente elevato! All’alchimista non interessa minimamente la ricchezza materiale: interessa la conoscenza, il connubio perfetto di ragione e sentimento. L’alchimista sa che la materia fisica è “impura” e la sua Grande Opera consiste in un percorso di purificazione continua, fino alla meta finale: se parliamo di “uomo”, la purificazione di se stesso, se parliamo di materia la mondatura delle materie “vili” nella più preziosa, l’oro! Nelle prossime uscite approfondiremo meglio questi concetti di filosofia alchemica, perché il lettore possa apprezzare al massimo e magari intraprendere la ricerca. Ma è bene sin da ora spiegare ancora una cosa: l’alchimia è un percorso iniziatico, non ammette alcun tipo di “frivola passione”, ma solo un “eroico furore”. Chiunque non senta il richiamo di dedicare le sue ricerche all’Arte Regia non potrà mai ottenere nulla di profondo da essa: l’alchimia si “difende” da sé. Nella storia, moltissime persone anche molto potenti (re, imperatori, papi!) hanno tentato di sondarla per ottenere ricchezze, ma hanno avuto scarsissimi risultati, se non addirittura danni: perché? Perché non si può ingannare se stessi: solo chi è guidato dalla “bona via” ha lo spirito adeguato per seguire le ali di Mercurio. Ecco il motivo di tanta speculazione, tanta miscredenza, tanta cialtroneria intorno all’alchimia. Eppure, “lavoro di donne e gioco di bambini”, l’alchimia è alla portata di tutti: bisogna capire se si è pronti mentalmente, spiritualmente, coscientemente. Basta un po’ di comune sale da cucina, dell’acqua ed una pentola sul fornello per intraprendere una delle tante vie messe a disposizione dalla Grande Madre Iside (la Natura…), per iniziare a concepire i segreti del cosmo: ma per lo più, pentola, acqua e sale per noi semplicioni sono termini che preludono a un bel piatto di pasta col sugo…! Eppure, anche la cucina, se intesa da filosofi, è figlia di Mercurio… Un esempio pratico? Un alimento che tutti adottano in cucina è l’aceto, prodotto della fermentazione del vino. In alchimia, le tre fasi della Grande Opera, ovvero Nigredo, Albedo e Rubedo, sono rappresentate, a seconda della via che si sta seguendo, da operazioni pratiche che in primis decostruiscono la materia e poi la ricostruiscono migliorata: la fermentazione è una di queste e si pone a livello della Nigredo (o “opera al nero”). Ebbene, l’aceto importantissimo in alchimia: esso è utile per catturare l’anima dei metalli e dei minerali. Sciocchezze? Basta provare. Ad esempio, il mercurio, prima di essere usato per qualunque operazione, va “mondato”, ripulito in un bel bagno di aceto concentrato. Questo bagno ripulisce il mercurio dalle sue fecce e consente all’alchimista di usarlo per varie operazioni di laboratorio. Si pensi solo al fatto che persino alcuni scienziati del Cnr (centro nazionale di ricerca) abbiano seguito questi passi per dimostrare che il mercurio contiene oro! Un altro minerale che si sposa bene con l’aceto concentrato è l’antimonio, da cui si può ottenere la Pietra Filosofale, come ben spiegato in alcuni testi alchemici del maestro Basilio Valentino. L’antimonio sbriciolato viene lasciato in bagno, in “ammollo” nell’aceto che ne cattura la sua essenza minerale, per poterlo poi usare anche come antico rimedio farmaceutico (il leggendario “olio di antimonio”, capace di guarire malattie anche gravi). Non solo: il bagno in aceto, e poi l’aggiunta di altri minerali di determinata colorazione, consentiva agli antichi maestri costruttori delle cattedrali gotiche di realizzare quei favolosi vetri splendidamente colorati che possiamo ammirare negli edifici medievali. Quel vetro, che ancor oggi si chiama “vetro cattedrale” (pur non essendo più realizzato come nel medioevo) era effettivamente fatto di antimonio fuso. Nei prossimi articoli racconteremo qualche proprietà dei metalli e dei minerali, del loro uso e tratteremo qualche simpatico esperimento da sviluppare in modo semplice anche in casa, utilizzando l’acqua (della quale parleremo a parte, meritando essa un capitolo a sé).

Paolo Pulcina
(Articolo pubblicato sul numero di marzo 2015 della rivista "Mistero")